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Fabio Zonta, Π


Vincenzo Circosta

… La poesia del guardare dall’alto il reticolo venoso dei fiumi che intersecano il manto terrestre è da sempre motivo di fascinazione. Un complicato e sinuoso scorrere di acqua, simbolo atavico di purificazione e rinascita… A questo intricato sistema idrico protagonista di navigazioni e reti commerciali, nel quale si intrecciano storia e scene mitiche si lega anche l’inaspettata matematica… È proprio grazie alla matematica che noi possiamo sapere la lunghezza dei fiumi… Misurando la distanza ideale tra la sorgente e la foce, in particolare dei fiumi che scorrono nelle pianure alluvionali, si ha la misura del fiume stesso. Fondamentale per questa misurazione è l’uso di un numero atavico, usato già in antichità da Anassagora prima ed Archimede poi, che lo approssimò a 3,14… è il π… moltiplicando infatti la lunghezza del fiume in linea d’aria per 3,14 il valore della sinuosità è pari proprio al valore approssimato di π. È dall’interesse a questa armonia di numeri che si ispira uno degli ultimi lavori del fotografo italiano Fabio Zonta. Fabio è un uomo calmo, introspettivo e non stupisce il fatto che sia stato affascinato dalla visione dello scorrere dei fiumi e dal fitto reticolo che formano se guardati dall’alto…A maggior ragione se la loro misura è legata all’uso di un numero mitico e mitizzato come il π (3,14)…Partendo dal valore di questo numero irrazionale ed usando la sua misura Fabio, da bravo sperimentatore, si è chiesto se il π potesse avere influenza anche nel modo in cui si usano le luci in fotografia… Allestendo una sorta di palcoscenico con lo sfondo bianco e utilizzando sfere e lenti di focali diverse tra loro e dalle forme antiche, come antico è l’uso del π, ha sviluppato un progetto fotografico influenzato dal rapporto che c’è tra il diametro della luce ed il suo degradare all’aumentare della distanza dal soggetto fotografato, usando come moltiplicatore proprio il π… Il lavoro prodotto è una serie di Still-Life dal vago ricordo Morandiano. Una sequenza di immagini che, malgrado l’austerità dei soggetti fotografati, appaiono ammorbidite dalla trasparenza iridescente del vetro dal quale sono composti. Una sorta di binomio sospeso tra l’elemento acquatico dei fiumi che scorrono e la staticità poetica dei vetri fotografati. Un sillogismo che parte dall’acqua, sinonimo di purificazione e rinascita, per arrivare all’armonia opalescente degli oggetti immortalati…

Vincenzo Circosta

Π di Fabio Zonta partecipa a #indugiamo