Il progetto #indugiamo mi ha colpito positivamente fin dalle prime parole di descrizione di Edoardo Romagnoli, il suo ideatore.
Sono un gallerista e in quei giorni stavo riflettendo su quali potessero essere le nuove dinamiche di fruizione delle arti visive, durante e post Coronavirus. Bastava aprire il mio smartphone per imbattermi in numerose proposte di mostre virtuali online e video di critica e riflessione sui temi dell’arte; i social sono stati letteralmente bombardati da immagini di lavori artistici, poiché unico spazio “espositivo”disponibile in tempo di lockdown.
Eppure qualcosa non mi convinceva: era come se, in modalità automatica, tutti avessero cercato di riempire il nuovo (internet) con il vecchio (l’esposizione fisica delle opere). Nessuno dubita nel ritenere che internet sia diventato uno strumento necessario per qualsiasi forma di comunicazione, ma non sono convinto che possa diventare completamente sostitutivo della fruizione fisica delle opere di arte visiva. Pensiamo a quali problemi possa incontrare per esempio un artista che, per propria ricerca, realizzi una serie di lavori “poco fotogenici” che verrebbero drasticamente danneggiati se delegassimo esclusivamente agli schermi di computer e device il nostro giudizio e le nostre emozioni.
L’aspetto vincente di #indugiamo è stato quello di invitare a realizzare e pubblicare post di fotografie e immagini che fossero già pensate o adattate per “l’ambiente espositivo” scelto. #indugiamo diventa un esperimento innovativo perché costruito sul e per il“nuovo”, ideato per collocarsi su un social di immagini, Instagram, rispettandone la peculiare grammatica.
Anche l’hashtag in questo progetto ribalta la logica di utilizzo: normalmente attraverso un hashtag cerchiamo l’attenzione di chi ha i nostri stessi interessi, passioni e gusti; in #indugiamo l’hashtag non è solamente inclusivo ma è motore stesso di creatività.
L’invito a realizzare dei post che ponessero attenzione su ciò che ci circonda e che, per la frenesia che normalmente accompagna la nostra vita, passava generalmente inosservato, è stato colto da tutti i partecipanti con grande entusiasmo. Il tempo dilatato del lockdown ci ha permesso di “indugiare” a riflettere sul mondo e le cose circostanti a cui non davamo importanza cogliendone, forse per la prima volta, il senso.
Il post di ogni autore è diventato quindi la singola tessera di un grande mosaico che ci parla di gioia, rabbia, paure, speranze, riflessioni e auspici in cui tutti possiamo ritrovare un po’ di noi stessi. #indugiamo è diventato quindi un diario di memoria collettiva di indiscutibile importanza, che descrive un momento storico unico, straordinario e irripetibile, attraverso le nostre immagini e le nostre emozioni.
Riccardo Costantini